Crisi, pizze e pirati #71
Buon venerdì a tutti. Questa settimana scavalliamo settembre ed entriamo nel mese estivo di ottobre. Il mondo si fa sempre più confuso, oppure noi stiamo invecchiando e non lo capiamo? O magari entrambi. Chissà se qualche link ci aiuterà.
Cominciamo!
Fantascienza e dubbi
Sono da sempre convinto che la fantascienza sia un’ottima chiave interpretativa della realtà. Col suo incedere un po’ scanzonato, guardata dall’alto in basso dai cugini sangue blu d’autore, fa un po’ quello che le pare, e spesso, come capita a chi guarda le cose da fuori, scova particolari che altri non avevano notato.
Questo concetto lo esprime molto meglio di me Carlo Fruttero all’indomani dell’attentato delle torri gemelle dell’11 settembre del 2001, parlando della collana di fantascienza italiana per antonomasia: Urania.
“«Urania» non fu mai concepita e letta come una specie di manuale ad uso di maghi, veggenti, chiromanti. Con un occhio riconoscente ai due grandi precursori, Jules Verne e H. G. Wells, si trattò sempre soltanto di ipotesi, estrapolazioni, intuizioni più o meno plausibili, scritte più o meno bene, con un fondamento scientifico, sociologico, politico più o meno coerente.
Ma di fronte al crollo delle Torri Gemelle di New York il lettore abituale di «Urania» non può essere caduto totalmente dalle nuvole. Terribile, straziante spettacolo. Eppure possibile, e in senso lato prevedibile.
Il fatto è che al di là dei dettagli, di ogni caso specifico, «Urania», tutta la fantascienza, ha avuto la funzione (si potrebbe dire il merito?) di far pervenire ai suoi lettori un rintocco in assonanza con quello celebre del poeta John Donne, «per chi suona la campana». Nessuno è al sicuro, nessuno si salva, la nostra civiltà è fragilissima e può crollare in ogni momento, anche nel modo brutale, figurativamente rozzo, di un aereo dirottato che centra un grattacielo, di una mano guantata che infila una busta velenosa in una cassetta postale.”
Ma alcune volte la realtà supera la fantasia, e per sapere in anticipo se al mondo sta per succere qualcosa di brutto, è sufficiente controllare il consumo di pizze al Pentagono:
Qui la storia completa:
https://www.washingtonpost.com/wp-srv/politics/special/clinton/stories/pizza121998.htm
A proposito di fantascienza, sono partiti i lavori alla futuristica città linea in Arabia Saudita. Secondo i progetti sarà lunga 170km larga 200 e alta fino a 500 metri. Salverà spazio e proporrà un modello abitativo diverso.
Sul sito promotore dei lavori le immagini sono davvero fantascientifiche:
https://www.neom.com/en-us/regions/theline
Sarà che ho letto troppa fantascienza - per tornare al discorso iniziale - ma ho qualche timore che le cose potrebbero prendere pieghe inaspetteta. Magari si trasformerà in una nuova Kowloon, solo un po’ più lunga.
https://it.wikipedia.org/wiki/Citt%C3%A0_murata_di_Kowloon
Nella testa delle persone
Nelle ultime settimane ho ripreso ad ascoltare un album che mandavo di continuo da ragazzo e poi ho dimenticato per decenni. Non so se capitano anche a voi queste riscoperte. A me spesso, e devo dire che ogni volta è una sensazione estraniante, in cui si sente vibrare qualcosa nel petto, come un pizzicato che rimette in modo un ingranaggio.
L’album in questione è: Sono solo canzonette di Edoardo Bennato, autore di cui, devo ammettere, conosco poco altro. Ora, non sono mai stato un gran fan di Peter Pan (da sempre lo metto in un calderone insieme al Piccolo principe e al Gabbiano Johnatan Livingston, per me tutti e tre saccenti e insopportabili), e non so quanto conti il filtro “distorsione nostalgica”, ma devo dire che l’ho riascoltato molto volentieri.
Forse da qui deriva il mio amore folle per i concept album, per la varietà compositiva, per il mescolamento, non lo so, ma devo dire che ho apprezzato tantissimo il racconto che mette insieme, senza giudicare, i diversi punti di vista dei partecipanti: quello dell’autore, quello dei villain Capitan Uncino, qui un bombarolo convinto, Spugna, così come i timori dei genitori spaventati dei ragazzi.
Riascoltarlo oggi mi ha stranito soprattutto nei primi versi, quelli in cui l’autore invita a seguire la storia invece della narrazione ufficiale. Un tempo era un messaggio di affermazione della propria individualità, oggi sembrerebbe il discorso di un complottista.
Mi viene da pensare che uno dei danni maggiori del complottismo sia l’averci rubato la narrazione della dissidenza; la libertà di non voler aderire ad un punto di vista calato dall’alto. A questo proposito ho letto un articolo interessante, che voglio condividere:
https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/complottismo-rapporto-censis-democrazia-cmw3gbuh
Rimanendo in tema, in questi giorni ho finito la lettura di un libro che ho apprezzato tantissimo, La città dei vivi, di Nicola Lagioia, che ripercorre i fatti di cronaca dell’omicidio di Luca Varani. Il caso solleticò la pancia del paese per i motivi futili, quasi inesistenti, dei due autori del gesto, due ragazzi coetani, di cui uno di buona famiglia. C’erano nel mezzo: sesso, droga, noia, omosessualità.
Lagioia mostra una non comune capacità di scavare nella psiche di tutti i protagonisti della storia senza giudicare, ma cercando di capire cosa sia scattato. In particolare una sua posizione mi ha molto colpito, quando dice - cito a memoria - in queste storie ci mettiamo sempre dalla parte della vittima, dicendoci, poteva succedere anche a noi, dovremmo invece metterci anche nella parte dei carnefici: potrebbe scattare anche nella nostra testa questo meccanismo capace di farci commettere i crimini più atroci?
Cosa succede nella testa delle persone, anche le peggiori? Dana Gould - autore, commediografo e standupper - prova a ipotizzare alcuni pensieri avvenuti nella mente di Hitler.
Pot-pourri finale
Ci affanniamo tanto per lasciare un segno, e poi, con buona pace di Foscolo:
Migliorate il vostro linguaggio con Shakespeare
E questo è tutto!
Alla prossima settimana - forse.