Gli addentellati della guerra #3
Ciao a tutti sono Stefano Rossini e questa è la terza puntata de L’insostenibile leggerezza dell’internet, la newsletter che cerca di salvare qualche link prima che affondi tra le onde del mare virtuale.
Abbiamo già passato la metà di febbraio, e anche questo inizio di 2022 si è rivelato piuttosto avvincente come i primi mesi degli ultimi 3 anni, tra minacce di guerre, pandemie e disastri naturali. Niente di troppo divertente, insomma…
Cominciamo.
Guerra e pubblicità
Partiamo dalla guerra ma non per parlare di guerra. D’altronde ormai lo sanno tutti, non solo Putin, che l’Ucraina è uno stato cuscinetto, e se la Nato cerca di farla sua, la Russia non ci sta. Secondo la narrazione ex sovietica, durante gli accordi di dissoluzione dell’Urss, Gorbaciov e Reagan si accordarono perché l’Ucraina rimanese, di fatto neutrale. Un patto, che però, rimase non scritto, e subito dopo disatteso (qui un breve riassunto dell’Huffington Post e qui un approfondimento più articolato di deseret). Aggiungo un’analisi dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, un progetto editoriale che merita di essere conosciuto, e con cui ho avuto la fortuna di collaborare per alcuni anni.
Ma la cosa più preoccupante di tutta questa crisi, è che appena si è cominciato a parlarne io e gran parte della mia generazione, quelli nati a metà degli anni ‘70 e con l’immaginario devastato dalle pubblicità televisive, ha pensato a questa:
E subito dopo, quando al primo momento di ilarità si sostituisce l’amara constatazione di essere stati plasmati, torna alla mente questo:
Ovviamente Essi vivono, di John Carpenter, il film che per fortuna non è finito nelle mani dei complottisti, altrimenti ce lo avrebbero risbattuto in faccia in continuazione minuti, facendocelo odiare. E noi non vogliamo odiare Carpenter, uno dei nostri registri preferiti (ne parla molto bene questo articolo di Notturno Cinema).
Guerra e fantascienza
L’ulteriore passo mentale cominciato dai venti di guerra in Ucraina mi ha invece riportato alla mente l’inscindibile rapporto tra la lettura del mondo e la fantascienza, in particolare un passo, che mi è sempre rimasto impresso nella memoria, di Carlo Fruttero, scritto all’indomani dell’11 settembre 2001.
Ma di fronte al crollo delle Torri Gemelle di New York il lettore abituale di «Urania» non può essere caduto totalmente dalle nuvole. Terribile, straziante spettacolo. Eppure possibile, e in senso lato prevedibile. Il fatto è che al di là dei dettagli, di ogni caso specifico, «Urania», tutta la fantascienza, ha avuto la funzione (si potrebbe dire il merito?) di far pervenire ai suoi lettori un rintocco in assonanza con quello celebre del poeta John Donne, «per chi suona la campana». Nessuno è al sicuro, nessuno si salva, la nostra civiltà è fragilissima e può crollare in ogni momento, anche nel modo brutale, figurativamente rozzo, di un aereo dirottato che centra un grattacielo, di una mano guantata che infila una busta velenosa in una cassetta postale.
Sono sempre stato convinto, e oggi ancora di più, che la fantascienza aiuti a leggere il caos del mondo moderno. Non a caso, anche uno scrittore non di fantascienza, come Emanuel Carrère, nella sua affascinante e ipnotica cronaca del processo del Bataclan, fa riferimenti alla sci-fi, come quando scrive:
Così come il silenzio di cui è il rovescio, manda in cancrena il processo e non ci si può fare niente: è così. È così in tanti processi, ma in questo ancora di più, perché nella logica legittimamente paranoica della taqiya, meno una persona ha l’aria di essere un terrorista più diventa probabile che lo sia. È come in quel vecchio film di fantascienza, L’invasione degli ultracorpi, dove degli extraterrestri malevoli prendono possesso, uno dopo l’altro, degli abitanti di un tranquillo paesino. Nulla permette di distinguere i veri terrestri, se ancora ci sono, da quelli che li hanno rimpiazzati. Dietro al viso familiare del vostro vicino di casa può nascondersi un freddo mostro. Nella sua versione rigorista, l’islam vieta di bere alcol, di fumare, di giocare d’azzardo, di correre dietro alle ragazze, di ascoltare musica. Che farà, per darla a bere a chi gli sta intorno, un jihadista che si appresta a passare all’azione? Berrà alcolici, fumerà, giocherà d’azzardo, correrà dietro alle ragazze, come i kamikaze dell’11 settembre o come Salah Abdeslam.
Ora i link: il pezzo intero di Carlo Fruttero lo trovato in questo archivio di Repubblica, o nel libro: I ferri del mestiere.
Il processo del secolo, le puntate del processo del Bataclan vengono pubblicate su Robinson, il supplemento culturale di Repubblica che esce ogni sabato. Si trovano anche online, ma solo per abbonati. Se avete perso tutto non preoccupatevi, molto probabilmente saranno raccolti in un libro.
Basta guerra! Parliamo di anniversari
Dei tanti anniversari celebrati in questi giorni, forse, abbiamo dimenticato uno dei più importanti, un evento che da decenni ci dà la forza di continuare anche quando tutto il resto è contro di noi.
Il 16 febbraio del 2002 Steven Bradbury conquistò l’oro sui pattini su ghiaccio alle Olimpiadi di Salt Lake City. Il racconto completo dell’evento su fanpage. E, di seguito, la cronaca inddimenticabile della Gialappa’s Band.
Torniamo verso l’est Europa perché il 14 febbraio la chiesa ortodossa celebra i santi Cirillo e Metodio (in realtà solo Cirillo, Metodio arriva dopo, ma se nomini uno non puoi evitare l’altro), patroni d’Europa e inventori della scrittura cirillica. Santi burberi, ruvidi, non proprio moderni, raccontati in modo divertentissimo da Silvia Samorì:
https://www.facebook.com/photo/?fbid=10219035705378088
Libri e parole
Avevo detto basta guerra, proprio poche righe sopra, invece il libro di cui ho parlato questa settimana a Tu, io e Proust, purtroppo ha a che fare con uno degli episodi più atroci dell’ultima grande guerra: la Shoah. Il libro è Maus di Art Spiegelman. Il caso di cronaca che mi ha dato lo spunto per riprenderlo dalla libreria arriva dall’America.
Vi anticipo che per la prima volta, la prossima settimana a Tu, io e Proust parlerò di H.P. Lovecraft, e ovviamente sono molto emozionato. Mi sento gli sguardi di tutti gli antichi puntati addosso. Ma anche loro, in fondo, cercano solo l’amore.
Con le parole, questa settimana, ci siamo invece concentrati sul Carnevale (in realtà un carnevale un po’ horror), parlando di Maschere e persone.
A proposito di libri e storie, non c’è niente di più divertente che giocare con la letteratura, gli autori e le parole. Ve ne propongo due. Il primo è una variante di Dixit o del casalingo gioco del vocabolario (si trova una parola che nessuno conosce, e ognuno prova a scrivere una definizione veritiera. Poi si leggono tutte le definizioni, compresa quella vera, e si vede chi prende più punti).
Nel gioco dei libri, chi è di turno sceglie un libro e ne legge la quarta di copertina. A quel punto ognuno su un foglio scrive quello che secondo lui è l’incipit del libro. Ovviamente il giocatore di turno scrive l’incipit vero. Poi si leggono tutti, senza rivelarli e si ognuno vota quale, secondo lui, è il vero incipit. Prendono punti i giocatori votati.
Il secondo è un kickstart, giratomi dall’amico e scrittore Lorenzo Trenti, e sembra davvero interessante: Legend has it. Creare leggende da estratti di libri.
Pot-pourri finale
Abbiamo già sbrodolato abbastanza. Qualche link per chiudere più in leggerezza questa newsletter. The Fellini Project è l’idea folle di un gruppo di amici riminesi che parteciperà al Mongol Rally di quest’anno portando i film di Fellini per tutta l’Asia. Ho avuto il piacere di intervistarli.
Altre info sul Mongol Rally.
Avete l’agenda sottomano? Segnatevi queste date e non prendete impegni: https://www.astronomitaly.com/blog/i-principali-eventi-astronomici-del-2022-mese-per-mese-eclissi-congiunzioni-fasi-lunari-e-molto-altro
Gli scrittori? Ce li immaginiamo sempre seriosi e intenti a esaminare il senso della vita. Ma ogni tanto si divertono anche loro. Almeno su instragram: https://www.instagram.com/writersdoing/
Anche questa settimana siamo arrivati in chiusura. Chi l’avrebbe mai detto? Tre puntate sono fatte. Ora vediamo cosa ci riserva il futuro. Come sempre, però, prima di salutarvi e darvi appuntamento alla prossima settimana, voglio ringraziare gli anziani di internet che dall’alto del Big Ben ci osservano curiosi