Invenzioni, umanità, fair play e faraoni #76
Ciao a tutti e benritrovate e ritrovati a L’insostenibile leggerezza dell’internet, la newsletter che ha perso la sua periodicità, ma non ha perso la voglia di spuntare fuori all’improvviso per dare un’occhiata all’internet e al mondo.
Un grazie a chi pensa anche ai coccodrilli e piazza segnali per la loro incolumità!
Cominciamo!
Anno bisesto… vabbè fermiamoci qui
Come sarà quest’anno appena cominciato? A leggere i segnali e le vicende di questi giorni, le previsioni non sono rosee; per cui distogliamo lo sguardo da questo sfacelo e diamo un’occhiata a come si immaginavano il 2024 un secolo fa.
Su Twitter, anzi X (a proposito, ma cosa è diventato twitter?) lo studioso Paul Fairie pubblica una selezione di articoli presi da vari giornali del 1924 che provano a immaginare come sarà il mondo nel secolo successivo.
https://twitter.com/paulisci/status/1741870536953852356?t=5rhGj6i5RwN0xkko3RxniA
Tra tante divertenti previsioni, due mi hanno colpito in particolare: una perché riguarda una invenzione che è diventata tanto comune nelle nostre vite da diventare scontata, e un’altra, invece, per il suo fallimento.
Prima previsione: cambierà il modo di fruire la musica. Non solo ascolteremo concerti comodamente da casa nostra senza spostarci, ma anche i musicisti potranno evitare i fastidi delle tournée e suonare da casa loro. La musica è oggi ovunque, la ascoltiamo in ogni modo e in effetti anche le house session del periodo del covid sono diventate la norma, tanto che ne è nato un nuovo genere la bedroom pop, di cui potete trovare mille playlist online.
La seconda previsione - ricordiamoci che siamo nel 1924, dieci anni dopo lo scoppio della prima guerra mondiale - è ammantata di un puccettoso ottimismo che si è sfaldato in pochi anni e oggi sembra ancora più anacronistico.
Nel 2024 non ci saranno più guerre… grazie al cinema! Sì!, le pellicole aiuteranno la diffusione di valori di pace e fratellanza che diventeranno così diffusi su tutta la terra da eliminare il concetto stesso di conflitto armato.
Il cinema era agli esordi e c’erano tante aspettative, ma la natura umana risulta ancora piuttosto impermeabile all’arte.
Come ci ricorda la Legge di Rudin - uno dei tanti corollari della legge di Murphy:
In casi di crisi che obbligano la gente a scegliere tra varie linee di condotta, la maggioranza sceglierà la peggiore possibile.
Chiudiamo con un briciolo di ottimismo, che ci arriva dalla scienza, per la precisione da Carlo Rovelli
https://www.quotidiano.net/magazine/intervista-carlo-rovelli-b93e14f5
Dov’è finito de Coubertin?
Forse è un po’ tardi per parlare di Whammageddon, ma purtroppo ho saltato un paio di uscite tra Natale e inizio anno, per cui lo scrivo qui.
Perché il Whammageddon ha smesso di essere un gioco divertente ed è diventato un’ossessione con tanto di reazioni rabbiose e livorose puntuali ad ogni eliminazione?
https://www.ilpost.it/2023/12/09/wham-last-christmas-whamageddon-stadio/
Che fine ha fatto lo spirito di De Coubertin? La vera domanda sarebbe chiedersi se è mai esistito lo spirito di De Coubertin o se il nostro caro intellettuale faccia parte di quella schiatta di rari e un po’ ingenui utopisti seguiti da pochi altri utopisti. Ma a me, gli ingenui utopisti stanno simpatici, ci ricordano che esiste un’umanità che non è sempre e solo legata alla competizione.
In ogni caso proprio l’anno scorso cadevano i 160 anni dalla nascita dell’inventore delle Olimpiadi moderne, famoso per il motto: l’importante non è vincere ma partecipare.
Devo dire che è una massima in cui io mi sono sempre ritrovato. Mi piace il gioco in quanto tale. Certo, vincere dà una grande soddisfazione, ma per tornare all’esempio del Whammageddon, la parte divertente è aver giocato, aver schivato la morte più volte e infine raccontare agli amici la caduta, ignominiosa o gloriosa. Alcuni anni ci si fregia della vittoria e altri si ironizza sulla sconfitta.
D’altronde, come ci ricorda il poeta, tutte le nostre glorie - anche quelle del Whammageddon - un giorno saranno polvere.
Il poeta, in questo caso, è Percy Bysshe Shelley, e la poesia, Ozymandias (che è anche un personaggio di Watchmen)
Incontrai un viaggiatore, veniva da un’antica
terra e mi disse: Due immense gambe di pietra
s’ergono nel deserto, senza tronco…Vicino, sulla sabbia,
giace a metà sepolto un viso smozzicato, e il cipiglio,
le labbra corrugate e il suo ghigno di freddo comando
dicono come esattamente lo scultore
abbia letto passioni che ancora sopravvivono, impresse
in quelle cose morte, alla mano che un tempo
le interpretò, e al cuore
che le nutrì: sul piedistallo appaiono
queste parole: “Il mio nome è Ozymandias, re dei re:
guardate alle mie opere, o Potenti, e disperate!”
Nient’altro resta. Attorno alle rovine
di quell’enorme relitto, le nude e sconfinate
sabbie deserte e piatte si stendono lontano.
Qui un po’ di storia: https://lacittaimmaginaria.com/la-transitorieta-del-potere-ozymandias-di-percy-bysshe-shelley/
E visto che abbiamo parlato di poesia e di giochi, chiudiamo con la poesia giocosa, quella degli anagrammi. Alcune settimane fa, a Rimini, si è svolto un incontro di anagrammisti che ha dato vita a creazioni davvero incredibili!
Il gruppo ha anche una pagina fb:
https://www.facebook.com/101anagrammizen
Pot-pourri finale
Ci salutiamo con una mappa:
e un augurio per l’anno nuovo
E questo è tutto! Buon 2024
A presto!