Mondo passato e futuro, ambientalisti e anticapitalisti #80
Quanto è passato dall’ultima volta che ci siamo sentiti tra le righe di questa newsletter? Troppo? Troppo poco? Troppo medio? Domande senza risposta che ci distraggono dalle cose importanti, allo stesso modo di questa scanzonata e guascona L’insostenibile leggerezza dell’internet
Cominciamo!
Nuovi amici grazie all’internet
I social sono brutti, l’internet ci allontana dalla realtà, sentenze che sentiamo spesso e che altrettanto spesso sono vere. Ma come in tutte le opere umane, tuffando le mani nella sporcizia si possono trovare alcune perle.
Questa settimana per una serie di link, strane ricerche e collegamenti di cui non saprei ricostruire l’iter, ho trovato due personaggi, due intellettuali, di cui conoscevo poco o nulla e che invece vale la pena approfondire.
Partiamo da Carla Ravaioli, tra l’altro mia concittadina.
Giornalista, saggista, politica, ma soprattutto anticipatrice, come viene definita da molti articoli che ne parlano. Sia questo post di choramedia, sia l’articolo di Corriere Romagna, sia il bel podcast She, Green, che le dedica la quarta puntata.
Ravaioli è stata una delle prima a parlare di decrescita, un tema affrontato spesso negli anni ‘90, oggi relegato ai margini, considerato un po’ naif, e a cui si preferisce l’economia circolare (come si racconta nel podcast).
Carla Ravaioli è stata trovata morta nel suo appartamento romano a 90 anni non si sa se per cause naturali o suicidio. E proprio il suicidio, e una critica profonda e ben argomentata al capitalismo, accomuna Carla al secondo personaggio di questa puntata: Mark Fisher.
In realtà, a lui sono arrivato - perdendomi nel dedalo del web - attraverso il Comunismo Acido, come risposta al Realismo Capitalista.
Non mi addentro troppo nella sua vita perché, essendo amici da poco, non lo conosco a sufficienza. Suicida nel 2017 (era nato nel 1968), fu tra i primi a rifiutare il dogma non c’è alternativa riferito al modello capitalista. E tra le sue intuizioni troviamo lo stalinismo di mercato.
L’argomento di Fisher è che il cosiddetto capitalismo di mercato sia comparabile allo stalinismo per via dell’“attaccamento ai simboli dei risultati raggiunti, più che l’effettiva concretezza del risultato in sé”. Pensate a quei bambini e ragazzi che studiano per passare gli esami piuttosto che per essere istruiti.
Il testo è preso da questo articolo: https://www.artribune.com/editoria/2023/02/realismo-capitalista-mark-fisher-libro-xxi-secolo/
L’esempio dei bambini e degli esami mi ha colpito per la precisione con cui descrive un approccio in effetti distorto.
Le parole di Ravaioli e di Fisher sull’importanza di costruire il cambiamento dal basso e assieme - non per piccole associazioni che si combattono tra loro - mi hanno portato alla memoria quelle di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi, che ho avuto la fortuna di intervistare alcune settimane fa.
Siamo partiti con l’ambiente e chiudiamo questa prima parte con l’ambiente, con la newsletter A fuoco
Lavoro, libri e funghi
Per me, tutto è cominciato da Buzzati e da Baudelaire. Ogni volta che trovo le loro parole riscopro le mie scelte di vita. Questo è Buzzati.
«Probabilmente tutto è nato nella redazione del “Corriere della Sera”. Dal 1933 al 1939 ci ho lavorato tutte le notti, ed era un lavoro piuttosto pesante e monotono, e i mesi passavano, passavano gli anni e io mi chiedevo se sarebbe andata avanti sempre così, se le speranze, i sogni inevitabili quando si è giovani, si sarebbero atrofizzati a poco a poco, se la grande occasione sarebbe venuta o no, e intorno a me vedevo uomini, alcuni della mia età altri molto più anziani, i quali andavano, andavano, trasportati dallo stesso lento fiume e mi domandavo se anch’io un giorno non mi sarei trovato nelle stesse condizioni dei colleghi dai capelli bianchi già alla vigilia della pensione, colleghi oscuri che non avrebbero lasciato dietro di sé che un pallido ricordo destinato presto a svanire. Chiaro che la stessa situazione si presenta in tutti i generi di lavori, in tutte le carriere. Era insomma un tema abbastanza universale, una macchina nei cui ingranaggi ero preso io, ma che macinava anche la stragrande maggioranza dei mei simili.»
Il rapporto con il lavoro non è mai facile, soprattutto quando scopri che in passato esistevano professioni bellissime oggi scomparse, come l’eremita da giardino.
Un’altra soluzione potrebbe essere quella di far lavorare i funghi al posto nostro. In questo esperimento un fungo trova la strada più veloce all’interno di un negozio IKEA
http://www.oliverk.org/art-projects/research/slime-mold-oracle
Un bel mestiere è stato quello di Giovanni Battista Stucchi, ufficiale degli alpini nella ritirata di Russia e poi raprresentante die partigiani italiani presso i servizi segreti americani e inglesi in Svizzera e comandante unico della Repubblica partigiana dell’Ossola nel 1944 - come ci racconta Michele Marziani.
Pot-pourri finale
Un Mario che non capisce cosa accade:
E una bella mappa del mondo divisa per zone orarie
Avrete letto tutti della prematura dipartita del povero Akira Toriyama, immagino. Ne parla anche Stefano Rapone: https://lucysullacultura.com/akira-toriyama-ha-messo-daccordo-nerd-e-coatti/
Siamo arrivati alla fine!
Alla prossima